Un viaggio nella storia e nell’identità del territorio sulcitano
Nel cuore del Sulcis, la storia del popolamento si è intrecciata nei secoli con l’evoluzione economica e sociale della Sardegna sud-occidentale. Gli insediamenti del territorio non sono frutto di un’espansione urbanistica pianificata, bensì della lenta e stratificata sedimentazione di comunità familiari, legate prima alla pastorizia, poi all’agricoltura, infine all’industria mineraria. Un modello originale, che ha dato vita a un paesaggio umano e architettonico unico nel suo genere.
L’origine del termine furriadroxiu
Il termine furriadroxiu, tipico del Sulcis, ha un significato profondo. Deriva dal verbo sardo furriare, che significa “tornare”, e indicava originariamente il luogo dove i pastori e le famiglie contadine facevano ritorno dopo le transumanze stagionali. In pratica, si trattava di piccoli nuclei abitativi sparsi nel territorio, spesso costituiti da una o più case di pietra costruite attorno a un cortile, utilizzate durante il periodo primaverile ed estivo.
Nel tempo, questi furriadroxius si trasformarono in insediamenti stabili, dando origine a una particolare forma di ruralità insediativa che caratterizza ancora oggi gran parte del paesaggio sulcitano. Le abitazioni erano semplici ma funzionali, costruite con materiali locali e secondo logiche di autarchia produttiva, dove ogni elemento aveva una funzione precisa: la cisterna per l’acqua, il forno per il pane, il loggiato per riparare gli attrezzi agricoli.
La struttura degli insediamenti e il paesaggio
Questi nuclei, nati in ambienti collinari o pianeggianti e spesso prossimi a terre fertili, si distinguevano per un’organizzazione compatta e autosufficiente. I furriadroxius non erano mai isolati del tutto: al contrario, facevano parte di una rete sociale e familiare molto fitta, che garantiva il supporto reciproco tra le famiglie. In certi casi, dalla fusione di più furriadroxius nacquero le attuali frazioni o addirittura alcuni centri abitati maggiori.
La disposizione delle abitazioni segue ancora oggi una logica radiale o lineare, adattata al territorio. In molte zone del Sulcis è ancora possibile osservare questo tipo di impianto, che racconta silenziosamente un passato di fatica, coesione e adattamento al territorio. Il paesaggio agrario ne porta il segno: uliveti, vigne, orti, muretti a secco e filari di fichi d’India fanno parte del quadro rurale costruito nel tempo da generazioni di famiglie contadine.
Dalla pastorizia all’agricoltura e oltre
Inizialmente legati alla transumanza e all’allevamento brado, i furriadroxius cambiarono funzione nel corso dell’Ottocento, in seguito alle grandi trasformazioni economiche e politiche della Sardegna. Le famiglie iniziarono a vivere stabilmente in queste abitazioni, dedicandosi all’agricoltura, favorita da nuove tecniche colturali e dall’introduzione di coltivazioni come la vite e l’olivo.
Nel Novecento, con l’arrivo dell’industria mineraria, il paesaggio si modificò ancora. Molti abitanti dei furriadroxius si trasferirono nei nuovi insediamenti operai sorti attorno alle miniere, come Bacu Abis, Cortoghiana, Sirai e infine Carbonia. Tuttavia, il legame con la terra e le case di campagna non si è mai spezzato del tutto: ancora oggi, molti furriadroxius sono utilizzati come residenze stagionali, aziende agricole o luoghi della memoria familiare.
Un’eredità culturale da valorizzare
I furriadroxius non sono solo un modello abitativo: rappresentano una vera e propria eredità culturale. La loro architettura racconta un sapere antico fatto di materiali locali, tecniche tradizionali e adattamento all’ambiente. Sono luoghi della memoria collettiva, in cui si intrecciano storie di fatica e resilienza, ma anche di festa, di vendemmia, di pane cotto nel forno a legna e di racconti sotto le stelle.
Oggi, molti di questi insediamenti rischiano di essere abbandonati o dimenticati. Ecco perché è fondamentale riscoprirli, raccontarli e inserirli in progetti di valorizzazione turistica e culturale. I furriadroxius possono diventare risorse per un turismo lento e sostenibile, capace di offrire esperienze autentiche legate alla ruralità, al paesaggio e all’identità locale.
