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Miniera di San Benedetto: tra storia mineraria e paesaggi del Marganai

Introduzione

Nel cuore dell’Iglesiente, ai piedi della foresta del Marganai, sorge il villaggio minerario di San Benedetto, un esempio ben conservato di insediamento legato all’attività estrattiva. Costruito attorno ai pozzi minerari tra Ottocento e Novecento, il sito racconta una lunga e intensa stagione di coltivazione della galena argentifera e dello zinco. Oggi, tra resti di binari, case operaie e vecchi impianti, San Benedetto conserva un fascino discreto e autentico, ideale per chi desidera unire natura e archeologia industriale.


Scheda tecnica

  • Comune: Iglesias
  • Regione storica: Iglesiente
  • Altimetria media: 370 m s.l.m.
  • Estrazioni principali: Piombo, zinco, argento
  • Proprietà: Pubblica
  • Accesso: Da Iglesias si percorre la SS 126. Dopo circa 5 km si svolta per San Benedetto. Superata la frazione, una strada sterrata conduce ai resti del villaggio minerario e, proseguendo, alle miniere di Malacalzetta, Arenas e alle grotte di San Giovanni.

Itinerario e accesso

L’itinerario per raggiungere la miniera di San Benedetto è agevole e panoramico. Dalla SS 126, poco fuori Iglesias, si svolta verso la frazione omonima. Dopo averla attraversata, si imbocca una strada sterrata, su cui si affacciano immediatamente i resti del villaggio minerario. Lungo lo stesso percorso si incontrano anche i siti di Malacalzetta, Arenas e le suggestive Grotte di San Giovanni. L’utilizzo di una carta topografica o di un GPS è consigliato per orientarsi meglio nel fitto paesaggio collinare.


Descrizione del villaggio minerario

Il villaggio minerario di San Benedetto è ben riconoscibile per la sua disposizione ordinata lungo l’asse stradale principale e le vie trasversali. L’architettura è semplice ma elegante, con edifici realizzati secondo una logica funzionale ma attenta all’estetica.

Tra i resti spiccano:

  • La chiesetta, fulcro spirituale e sociale del villaggio
  • L’edificio scolastico, testimonianza del legame tra lavoro e vita quotidiana
  • La piazza, spazio di aggregazione della comunità mineraria
  • Il pozzo Zinnerman, ancora ben visibile
  • I binari ferroviari, che costeggiano la strada verso la foresta del Marganai

Storia della miniera

La storia della miniera di San Benedetto inizia ufficialmente nel 1866, con il riconoscimento di filoni di galena argentifera. Pochi decenni dopo, l’area venne esplorata anche dalla società belga Vieille Montagne, attratta dalla presenza di calamine.

Il vero sviluppo si ebbe all’inizio del Novecento, grazie alla scoperta di importanti filoni di zinco. Venne così scavato il pozzo Champion e nacque il primo nucleo del villaggio. Tuttavia, negli anni Venti, l’estrazione subì un rallentamento a causa di gravi problemi di infiltrazione d’acqua e degli elevati costi di drenaggio, che portarono al ritiro della compagnia belga.

Negli anni Trenta subentrò l’AMMI (Azienda Minerali Metallici Italiani), che proseguì le attività con buoni risultati. Successivamente, nel dopoguerra, fu la SAPEZ, società straniera, a rilevare l’impianto. Essa ristrutturò il villaggio, realizzò nuovi impianti e costruì il moderno pozzo Zinnerman, simbolo di un rinnovato benessere minerario.

Paradossalmente, non fu la mancanza di risorse a decretare la fine delle attività, ma un provvedimento esterno che portò alla chiusura verso la fine del XX secolo, nonostante l’estrazione di oltre 200 tonnellate di minerale.


Situazione attuale e prospettive

Oggi San Benedetto è un villaggio fantasma, ma ancora ricco di elementi architettonici e paesaggistici di rilievo. La chiesa, la scuola, i pozzi e i binari raccontano una storia di comunità legata alla miniera, ancora viva nella memoria collettiva degli iglesienti.

L’area si presta a numerose opportunità di valorizzazione, grazie alla vicinanza con il Marganai, alla rete delle miniere del Sulcis Iglesiente e all’interesse crescente verso il turismo minerario e sostenibile. Un progetto di recupero, anche parziale, del villaggio potrebbe trasformare San Benedetto in un museo diffuso all’aperto, integrato con percorsi naturalistici e culturali.


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