Introduzione
Situata nel territorio di Narcao, la Miniera di Rosas è una delle testimonianze più importanti e affascinanti dell’archeologia industriale del Sulcis Iglesiente. Un tempo fiore all’occhiello dell’attività estrattiva in Sardegna, oggi Rosas si presenta come un villaggio minerario immerso nella vegetazione, dove passato e natura convivono in perfetto equilibrio.
Tra resti di impianti, binari ancora visibili e un villaggio operaio parzialmente conservato, la miniera racconta una storia intensa di sviluppo, crisi e rinascita, diventando oggi meta privilegiata per appassionati di storia, escursionisti e curiosi del patrimonio industriale.
Scheda tecnica
- Comune: Narcao
- Regione: Sulcis
- Altimetria media: 240 metri
- Estrazioni minerali principali: piombo, zinco, rame
- Proprietà: privata
Itinerario e accesso
Per raggiungere la Miniera di Rosas si percorre la strada che collega Siliqua a Santadi. Dopo circa 19 km, superate le frazioni di Acquacadda e Terrubia, si svolta a destra seguendo le indicazioni. La strada, recentemente cementata, si sviluppa per circa 2 km e conduce direttamente al complesso minerario, dove gli edifici e gli impianti sono raccolti in uno spazio relativamente compatto e facilmente visitabile.
A meno di 8 km di distanza si trova la Miniera di Orbai, rendendo possibile un itinerario di visita congiunto tra due siti minerari di grande valore paesaggistico e storico. È consigliato l’uso di una carta topografica per orientarsi meglio nei sentieri che attraversano la macchia mediterranea.
Descrizione del villaggio minerario
Il villaggio di Rosas conserva ancora una parte significativa della sua struttura originaria. Tra i ruderi e gli edifici restaurati si possono ammirare la laveria, la direzione, i magazzini e, soprattutto, il grande impianto di flottazione con la sua imponente tramoggia che alimentava il frantoio.
Un binario, ancora ben visibile, segnala il punto da cui partiva il trasporto del minerale estratto. Gli edifici che ospitavano gli alloggi per il personale, la scuola della miniera e perfino la bocca di un vecchio mulino inserito nella laveria arricchiscono l’interesse architettonico e funzionale del sito.
La presenza di una fitta vegetazione contribuisce a rendere il luogo suggestivo, creando un affascinante contrasto tra natura e archeologia industriale.
Storia della miniera
L’attività estrattiva a Rosas iniziò nel 1838, grazie all’intervento di Gaspare Perpignano, in seguito alla scoperta di ricchi giacimenti di solfuri. Nel 1851 la miniera entrò a far parte della Unione Miniere del Sulcis e Serbariu, ma una crisi a metà Ottocento ne rallentò le attività.
La vera ripresa avvenne intorno al 1880, quando Giorgio Asproni rinnovò gli impianti. Successivamente, nel 1898, la concessione passò alla Société Anonyme Minière, che però non riuscì a mantenere continuità nell’attività.
Una svolta arrivò nel 1911 con l’ingegnere inglese Charles Wright, che introdusse innovazioni fondamentali: una centrale elettrica, nuovi edifici di servizio e un moderno pozzo attrezzato per il trattamento dei minerali. Nel 1939 fu costruito un impianto di flottazione all’avanguardia e sorse un piccolo villaggio minerario ben strutturato.
Durante la Seconda guerra mondiale, il personale specializzato lasciò la miniera e fu sostituito dagli uomini dell’AMMI. Questa fase fu particolarmente produttiva, grazie all’introduzione di tecniche estrattive moderne e a una migliore organizzazione dei cantieri. Rosas divenne un punto di riferimento per l’estrazione del rame in Sardegna.
Tuttavia, il periodo d’oro non durò a lungo. Alla fine degli anni Settanta tutte le concessioni furono revocate. Gli anni Ottanta sancirono la chiusura definitiva e lo smantellamento degli impianti, tra proteste sindacali e abbandono.
Purtroppo, nei decenni successivi, furono asportati diversi macchinari storici della laveria, causando un grave danno al patrimonio tecnico e storico della miniera.
Situazione attuale e prospettive
Nonostante le difficoltà del passato, oggi la Miniera di Rosas è al centro di un progetto di recupero culturale e turistico. Parte degli edifici è stata restaurata e il villaggio è stato trasformato in una struttura ricettiva con centro visite, museo minerario e spazi espositivi.
L’area si presta perfettamente a escursioni, visite guidate e attività didattiche, ed è entrata a far parte del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, rappresentando una delle tappe principali dell’itinerario minerario del Sulcis Iglesiente.
La vicinanza con la Miniera di Orbai permette inoltre la creazione di percorsi tematici integrati tra siti archeologici industriali, contribuendo alla valorizzazione di un intero territorio ancora poco conosciuto dal grande pubblico.
Con una gestione oculata, Rosas può diventare un vero motore di sviluppo sostenibile, unendo memoria storica, natura e turismo culturale.