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La Ferrovia Iglesias – San Giovanni Suergiu

Storia di una linea a vapore nel cuore minerario del Sulcis

Tra i binari dimenticati della Sardegna, la linea ferroviaria Iglesias – San Giovanni Suergiu rappresenta una delle testimonianze più significative dello sviluppo industriale e minerario del Sulcis Iglesiente. Costruita per rispondere alle esigenze logistiche del territorio, questa linea a scartamento ridotto di 950 mm ha attraversato per decenni paesaggi modellati da miniere, stabilimenti e borgate operaie, contribuendo al trasporto di merci e persone in una Sardegna in piena trasformazione.


Caratteristiche tecniche

  • Data di apertura: 23 maggio 1926
  • Lunghezza: 33,135 km
  • Scartamento: 950 mm (ridotto)
  • Armamento: rotaie da 25 kg/m
  • Pendenza massima: 25 ‰
  • Raggio minimo delle curve: 100 m
  • Trazione: a vapore
  • Velocità massima: 40 km/h
  • Stazioni: 5
  • Fermate: 4
  • Comunicazioni di servizio: telegrafo e telefono sulle tratte Serbariu–Barbusi e Bacu Abis–Gonnesa

Descrizione della linea

La linea aveva origine a Monteponi, nell’area dove oggi sorge la stazione delle Ferrovie dello Stato di Iglesias. I primi tre chilometri seguivano il tracciato dismesso delle Ferrovie Reali, testimoniando la continuità infrastrutturale in una zona da sempre centrale nel traffico minerario del Sulcis.

Dalla stazione di Monteponi, il tracciato si inoltrava verso sud, incrociando la linea privata mineraria che da Monteponi giungeva a Portovesme, cuore delle esportazioni minerarie dell’epoca. Da qui la ferrovia proseguiva attraversando i centri abitati di Gonnesa, Bacu Abis, Carbonia e San Giovanni Suergiu, offrendo un servizio fondamentale per le popolazioni locali, i lavoratori delle miniere e i collegamenti commerciali.

Durante il ventennio fascista, la linea conobbe una stagione di grande sviluppo, tanto che nella tratta Carbonia – Sant’Antioco si rese necessario il raddoppio dei binari, a conferma della centralità strategica di questa direttrice per il trasporto del carbone.


Declino e chiusura

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, come accadde per molte linee ferroviarie secondarie in Sardegna, iniziò una fase di declino. L’avvento del trasporto su gomma, la chiusura delle miniere e la progressiva marginalizzazione delle linee a scartamento ridotto portarono a una riduzione della frequenza dei servizi e alla graduale dismissione dell’infrastruttura.

La chiusura definitiva della linea avvenne il 1° settembre 1974, segnando la fine di un’epoca e lasciando dietro di sé un patrimonio ferroviario che oggi sopravvive solo nella memoria e nei resti delle vecchie stazioni.


Curiosità

  • Il tracciato era considerato uno dei più affascinanti dell’isola per la varietà dei paesaggi attraversati: colline, valli minerarie e insediamenti industriali.
  • Alcune delle vecchie stazioni (come quella di San Giovanni Suergiu) sono ancora visibili, seppur in stato di abbandono.
  • La linea era dotata di comunicazioni via telegrafo e telefono, una rarità per l’epoca in Sardegna.

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