Un viaggio tra ponti, gallerie e panorami del Sulcis su binari a vapore
Tra i tracciati più ambiziosi e affascinanti realizzati in Sardegna durante il primo Novecento, la linea ferroviaria Siliqua – Calasetta è un esempio straordinario di ingegneria ferroviaria applicata a un territorio complesso ma ricco di storia e risorse. Inaugurata nel 1926, questa linea delle Ferrovie Meridionali Sarde (FMS) servì per quasi 50 anni il basso Sulcis, collegando borghi rurali, zone minerarie e località costiere con una rete a scartamento ridotto dedicata al trasporto merci e passeggeri.
Caratteristiche tecniche
- Data di apertura: 23 maggio 1926
- Lunghezza complessiva: 79,322 km
- Scartamento: 950 mm
- Armamento: rotaie da 25 kg/m
- Pendenza massima: 25 ‰
- Raggio minimo delle curve: 100 m
- Trazione: a vapore
- Velocità massima: 40 km/h
- Stazioni: 10
- Fermate: 6
- Comunicazioni di servizio: telegrafo e telefono nella tratta San Giovanni Suergiu – Sant’Antioco
Descrizione della linea
La ferrovia aveva origine a Siliqua, nei pressi dell’attuale stazione delle Ferrovie dello Stato. Da lì il tracciato superava il rio Cixerri tramite un ponte metallico, dirigendosi verso il suggestivo Castello di Acquafredda. La linea iniziava poi la sua lenta ma costante salita fino al valico di Campanasissa, situato a 293 metri di altitudine, il punto più elevato dell’intero tracciato.
Da qui iniziava la discesa che attraversava alcuni tra i paesaggi più selvaggi e caratteristici del Sulcis. Lungo i 79 chilometri di percorso furono costruiti:
- 2 gallerie
- 20 ponti e viadotti in muratura
- 14 ponti a travata metallica
- 55 case cantoniere
Il tracciato toccava i seguenti paesi (con altitudine tra parentesi):
- Terrubia
- Narcao (127 m)
- Santadi (99 m)
- Piscinas (67 m)
- Giba (57 m)
- Tratalias (17 m)
- San Giovanni Suergiu (13 m)
- Sant’Antioco (2 m)
- Calasetta (2 m)
L’ultimo tratto della linea, quello verso Sant’Antioco e Calasetta, attraversava zone lagunari e saline, con paesaggi di straordinaria bellezza. Questo segmento era anche uno dei più complessi a livello tecnico per la stabilità dei terreni e l’esposizione al vento e alla salsedine.
Un’opera di grande ingegneria
Nonostante la semplicità tecnica dei materiali usati, la linea rappresenta ancora oggi un’opera di rilievo ingegneristico. I ponti in muratura e le travate metalliche furono realizzati in tempi brevissimi, sfruttando manodopera locale e tecnologie moderne per l’epoca. Le case cantoniere disposte regolarmente lungo il percorso garantivano la manutenzione costante dei binari e la sicurezza del traffico ferroviario.
Declino e chiusura
Come molte linee secondarie a scartamento ridotto, anche la Siliqua–Calasetta iniziò a perdere rilevanza negli anni ’60, complice la crescente diffusione del trasporto su gomma e il ridimensionamento dell’attività mineraria. Il servizio fu gradualmente ridotto e infine interrotto. Le ultime corse si tennero all’inizio degli anni ’70.
Oggi della linea restano numerosi resti: ponti, viadotti, stazioni e cantoniere in parte ancora visibili e visitabili, che offrono un’idea chiara dell’imponenza del progetto originario.
Curiosità
- Il valico di Campanasissa è ancora oggi uno dei punti ferroviari più alti mai raggiunti da linee a scartamento ridotto in Sardegna.
- La stazione terminale di Calasetta, nei pressi del porto, permetteva l’imbarco di merci e persone verso Carloforte.
- Durante la costruzione furono impiegati oltre 400 operai, molti dei quali provenienti da altre aree minerarie dell’isola.
- La linea era fondamentale per il trasporto del sale, del vino e dei prodotti agricoli verso i porti e le miniere.