Introduzione
Immersa nella suggestiva Valle di Oridda, la miniera di Malacalzetta è un sito di grande fascino storico e ambientale. Un luogo silenzioso, dove ancora oggi si possono ammirare edifici minerari in pietra, forni di calcinazione e una caratteristica laveria ottocentesca con archi che incuriosiscono il visitatore. La sua storia, legata a importanti società minerarie e a complesse vicende di sfruttamento del piombo e dello zinco, ne fa una tappa significativa nel patrimonio minerario dell’Iglesiente.
Scheda tecnica
- Comune: Iglesias
- Regione storica: Iglesiente
- Altimetria media: 560 m s.l.m.
- Estrazioni principali: Piombo, zinco
- Proprietà: Pubblica
- Accesso: Da San Benedetto, percorrere 10 km di strada sterrata fino a un incrocio; svoltando a destra si raggiungono gli edifici del villaggio minerario.
Itinerario e accesso
Per raggiungere Malacalzetta si parte dalla frazione di San Benedetto, nel comune di Iglesias. Dopo circa 10 km di strada sterrata, si giunge a un bivio: svoltando a destra si entra nell’area mineraria, immersa in un ambiente boscoso dominato dai massicci calcarei del Marganai. Il percorso è accessibile con mezzi adatti a strade sterrate, ed è particolarmente apprezzato da escursionisti e appassionati di archeologia industriale.
Descrizione del villaggio minerario
Il villaggio minerario di Malacalzetta si sviluppa in una cornice naturale rigogliosa e solitaria. Gli edifici principali, oggi in rovina ma affascinanti, comprendono:
- Cameroni per gli operai
- Pozzo Baueddu
- Forni di calcinazione, utilizzati per la cottura dello zinco
- Una laveria in pietra con numerosi archi, costruita alla fine dell’Ottocento
Attorno alla laveria, un tempo, si trovavano gli uffici, le abitazioni degli operai, alcune capanne rustiche e piccoli orti. Il complesso presenta un’architettura irregolare, con volumi particolari che rendono unica l’atmosfera del luogo.
Storia della miniera
La storia documentata della miniera risale al 1761, quando l’ingegnere Belly menzionò Malacalzetta in una relazione tecnica sulle risorse minerarie della valle tra Iglesias e Fluminimaggiore, evidenziandone l’importanza per la produzione di galena e argento.
Le prime concessioni minerarie furono ottenute dalla società Montesanto, cui seguirono altre, tra cui quelle gestite da Enrico Serpieri e Emanuele Modigliani. La miniera dovette affrontare gravi problemi di infiltrazione d’acqua, che si tentarono di risolvere tramite la costruzione di gallerie e pozzi.
Nel 1880, Malacalzetta passò sotto l’amministrazione di Lanusei, ma poco dopo venne concessa alla The United Mines Company, che nel 1891 costruì una laveria meccanica e un primo nucleo abitativo per operai e tecnici.
Successivamente, la miniera fu rilevata dalla Pertusola, che modernizzò gli impianti e realizzò una ferrovia mineraria per collegare Malacalzetta alla vicina miniera di Arenas.
Un’importante ripresa si ebbe nel 1936, con la costruzione di un moderno impianto di flottazione. Tra gli anni ’50 e ’60 furono estratte 90 mila tonnellate di minerale, grazie al rinvenimento di nuove riserve coltivabili.
Nel 1969, la gestione passò alla Piombo Zincifera Sarda, quindi alla SAMIM e infine alla Società Italiana Miniere, che però non riuscì a evitare il progressivo calo produttivo. La chiusura definitiva avvenne nel 1986.
Situazione attuale e prospettive
Oggi Malacalzetta è un sito abbandonato ma integro in molte delle sue strutture, avvolto dalla vegetazione e dalla quiete della Valle di Oridda. L’interesse turistico è crescente, anche grazie all’unicità architettonica degli edifici e alla presenza di una laveria in pietra rara nel suo genere.
Il potenziale per la valorizzazione è alto: il sito potrebbe essere inserito in itinerari di archeologia industriale, escursionismo culturale o progetti di musealizzazione a cielo aperto. La vicinanza con il Parco del Marganai e la rete delle miniere storiche dell’Iglesiente lo rende un tassello prezioso per lo sviluppo di un turismo sostenibile e identitario.