Dagli spagnoli ai Savoia: la rinascita mineraria del Sulcis Iglesiente
Introduzione
La storia delle miniere del Sulcis Iglesiente non è fatta solo di lavoro in galleria e rivolte operaie. È anche un racconto di interruzioni, riprese e trasformazioni, scandito dai cambiamenti politici e dalle dominazioni straniere. In questa tappa del Percorso Storico Minerario, esploriamo l’evoluzione delle miniere tra il XVI e il XVIII secolo, quando la Sardegna passò sotto il dominio spagnolo e poi sabaudo, due epoche che segnarono profondamente il destino del sottosuolo sardo.
Il declino sotto la dominazione spagnola
Con l’arrivo degli spagnoli in Sardegna nel tardo Medioevo, iniziò una fase di progressivo abbandono delle attività minerarie.
Le cause principali furono:
- Mancanza di investimenti esterni,
- Nuovi interessi commerciali spostati verso le Americhe, da cui giungevano metalli più facilmente estraibili,
- Tecnologie estrattive ancora poco efficienti rispetto alle necessità produttive.
Molti cantieri minerari vennero chiusi o lasciati in stato di degrado, e per buona parte del XVI secolo il Sulcis Iglesiente visse una delle sue stagioni più silenziose.
La ripresa nel XVII secolo: primi segnali di rinascita
Nel XVII secolo le cose iniziarono lentamente a cambiare. L’interesse per il piombo e l’argento rimase vivo e fu costruita una fonderia nei pressi di Iglesias, che riusciva a lavorare i metalli grezzi estratti nei giacimenti della zona.
Questa fase fu ancora segnata da difficoltà tecniche e logistiche, ma si pose la base per una vera ripartenza dell’intero settore minerario.
I piemontesi e la rivoluzione sabauda
Con l’avvento della dominazione sabauda, a partire dal XVIII secolo, il settore minerario ricevette un’importante spinta innovativa:
- Capitali esterni cominciarono ad affluire verso le miniere,
- I progetti di sfruttamento vennero razionalizzati,
- Si introdussero nuove tecniche ingegneristiche per migliorare la produzione.
Un ruolo centrale fu quello dell’ingegner Giovanni Mameli, figura di rilievo nelle miniere di Monteponi:
- Progettò piani inclinati per agevolare il trasporto interno dei materiali,
- Promosse la costruzione di alloggi per gli operai,
- Si occupò della riforma amministrativa e giuridica del settore minerario.
Il suo intervento fu determinante per gettare le basi di una normativa estrattiva moderna, che distingueva la proprietà del suolo da quella del sottosuolo – quest’ultima considerata bene dello Stato.
La nascita del capitalismo minerario
La nuova regolamentazione introdotta dal Regno di Sardegna incentivò la formazione di gruppi capitalistici e imprese private, italiani ed europei, attratti dal potenziale minerario del Sulcis Iglesiente.
Questo portò a:
- Una crescita progressiva della produzione,
- L’apertura di nuovi cantieri e laverie,
- L’aumento della forza lavoro operaia.
Il terreno era ormai fertile per l’esplosione dell’età d’oro dell’industria mineraria sarda, che si svilupperà pienamente nel corso dell’Ottocento.
Conclusione
L’età moderna fu un crocevia fondamentale per le miniere del Sulcis Iglesiente. Da un lato il lento declino sotto la Spagna, dall’altro la rinascita con i Savoia, grazie a una nuova visione economica, giuridica e tecnica.
È da queste radici che nacque la potenza estrattiva dell’Ottocento, oggi ancora visibile nei villaggi, nelle gallerie e nelle storie del territorio.